sabato 19 dicembre 2009

Dolore giudicante

Nel nostro percorso tutti noi abbiamo conosciuto la sofferenza. Indipendentemente dal grado di dolore che abbiamo vissuto si può dire che essa ci permette di crescere, ci insegna ad essere degli individui migliori, ci fa capire come la giostra della vita sia fatta di alti e bassi e che non sempre ogni evento è sotto il nostro volere. Io stesso, come tanti altri, sto imparando a conoscere quest'ultimo aspetto che è davvero essenziale per il nostro vivere. Purtroppo accade che alcuni di noi facciano del proprio passato doloroso una bandiera, un involucro esterno attraverso il quale nessuno può entrare e questa "struttura" esterna si rivela anche nel comportamento e nel modo di porsi e confrontarsi rispetto agli altri.
Perchè il dolore diventa spietato giudice?
Chi fa del dolore un metodo di giudizio verso le altre persone non è riuscito a fare proprio l'insegnamento che il provare dolore porta con sè, non è riuscito a maturare nel senso positivo ed è rimasto intrappolato nella maglia mentale del "io l'ho vissuto e tu non puoi capire". Non è sempre facile andare oltre, anzi, però chi ha provato dolore può risultare più comprensivo e gentile verso il suo prossimo, ed aiutandolo, aiuterà anche se stesso.

domenica 13 dicembre 2009

Pride

Tutti noi programmiamo il nostro futuro, sognamo il nostro avvenire coscienti del fatto che la nostra volontà non verrà mai a meno e che la fortuna potrebbe sorriderci, giusto un pizzico. Svegliandoci da questo "daydream" ci accorgiamo che la realtà circostante è ben diversa ed ogni progetto sembra nullificarsi di fronte alla serrata del reale. Ogni piccolo gesto quotidiano sembra essere messo alla gogna, uno sguardo, un bacio, il semplice camminare per la strada, tutto rimesso al giudizio di quella "normalità" strumentalizzata. Si parla tanto e si manifesta apertamente il concetto del "sono orgoglioso" e dell' "esprimi te stesso" apparendo molte volte come personaggi piuttosto che come persone.
Ma qual è il vero orgoglio?
Il camminare per strada senza la paura costante di essere picchiato, il poter andare al lavoro senza essere giudicato, il poter star bene con gli amici senza doversi mascherare, il poter vivere nella propria famiglia senza il pregiudizio nei loro occhi, il poter costruire una vita con il proprio partner senza ostacoli.

lunedì 7 dicembre 2009

Fenomeno da circo

A tanti di noi capita che, in preda ai fiumi dell'alcool quando si è in compagnia, si diventi più eloquenti, disinibiti e ci si lasci andare. Tanti di noi però possono non accorgersi che quello che viene detto nei confronti degli altri può risultare in qualche modo denigratorio e per giunta offensivo e per chi come me è molto sensibile e "oggetto" di tali discorsi, ascoltare determinate cose e non poter rispondere, per la serie "faccio l'opposto di quello che vorrei fare perchè purtroppo è la cosa giusta da fare" innesca un meccanismo secondo il quale noi diventiamo il bersaglio da centrare, su cui accanirsi. In molti contesti, forse troppi, anche senza il supporto dell'alcool si divieme vittime di tali vessazioni e ciò rende ancora più difficile il nostro percorso.
Perchè noi dobbiamo sentirici come fenomeni da circo?
L'essere sensibili è un'arma a doppio taglio, ci rende incredibilmente profondi d'animo, ma anche sucubi di sentimenti e pensieri che ci sobbarcano la mente di sensi di colpa inutili e dannosi. Forse il vero fenomeno da circo è proprio colui che punta il dito e ci fa apparire come un clown, perchè per non guardare l'aridità della propria persona preferisce trasferire la propria frustrazione sull'altro. Ma non andrà sempre così, perchè, prima o poi, i conti si dovranno saldare.

giovedì 3 dicembre 2009

Solo con te

Tanti di noi sognano di vedere la propria vita con una persona accanto. Sognamo di donare il tesoro più prezioso che a stento tratteniamo dentro di noi e allo stesso tempo ricevere l'equivalente da quella persona speciale che completerà il senso della nostra vita: Amore.
Quando ai più fortunati di noi capita di ricevere questo bellissimo regalo bisognerebbe essere grati al destino ed ogni giorno svegliarci al mattino e sorridere, piangere ed amare. A volte però può accadere che, nonostante il sentimento, si crei un profondo senso di insoddisfazione, da parte di una o dell'altra metà, e quindi si va alla ricerca di un qualcosa, o meglio di un qualcuno che possa "sistemare" e porre fine a questa mancanza interiore. Quando ciò accade le conseguenze che possono susseguirsi possono essere molteplici: dal semplice "ritorno a casa del figliol prodigo", al proseguimento con questa condotta, fino alla rivoluzione del significato di "coppia", ovvero il passaggio da una relazione tra due persone ad un interagire tra più individui.
Ma allora se per tutta la vita cerchiamo la nostra unica metà perchè non riusciamo a farcela bastare?
Dipende dal significato profondo che diamo alla nostra ricerca. Per chi ha paura della solitudine, per chi vive grazie alle adulazioni, per chi non sa capire quello che desidera e per chi semplicemente si sveglia un mattino senza più fiducia e certezza interiore è facile cedere all'insoddisfazione.
Chi invece ha la voglia radicata di innamorarsi e di mettere in gioco ogni aspetto della propria vita e di prendersi le proprie responsabilità nei confronti dell'altro, allora non conoscerà mai il significato inetto della monogamia come costrizione, ma assaporerà il vero significato di cosa significhi amare.

martedì 1 dicembre 2009

L'album del mese: Kylie Minogue

Caratteristiche tecniche

Titolo: Kylie Minogue
Artista: Kylie Minogue
Anno di pubblicazione: 1994
Produzione: Brothers in Rhythm, Pet Shop Boys, Jimmy Harry, M. People, Derry Deveux
Etichetta: Deconstruction Label

Con i grandi successi degli anni 80 ("Kylie" '88, "Enjoy yourself" '89) e la consacrazione mondiale nei primi anni 90 ("Rhythm of love" '90, "Let's get yo it" '91) la dolce Charliene di "Neighbours" (famosissima soap-opera australiana fucina di talenti tra le quali Holly Valance e Natalie Imbruglia) diventa una delle più grandi artiste femminili del pop. Classificata dai maligni come "fenomeno musicale passeggero" la "mini diva tascabile", a soli 4 anni dal primo album lancia il suo primo "Greatest hits" di grande successo trainato da 2 singoli inediti: "What kind of fool (heard all that before)" (nel cui video la Minogue omaggia il regista Stanley Kubrick interpretando il famoso personaggio di Lolita) e la cover dei Kool and the gang "Celebration".
Scoperta dal super trio di produttori più in voga alla fine degli anni 80 Stock/Aitken/Waterman, la cantante intuisce fin da subito quanto il connubbio musica-immagine sia importante nel mondo pop, ed infatti da un look "acqua e sapone" degli esordi passa ad un immagine più aggressiva e sensuale con il cambio di decennio. E di pari passo va la sua musica.
Ma come in tutte le belle storie, arriva il momento della caduta.
Nel 1993 la Minogue lascia l'etichetta Pwl ed entra nella Deconstruction Label, un'etichetta indipendente inglese che intende lasciarle libero sfogo artistico.
"Kylie Minogue" è il risultato di quasi 14 mesi di lavorazione, un'album che segna la profonda maturazione artistica della cantante, ma anche il suo declino nella scena musicale mondiale. Nell'album è palpabile il cambiamento, si intuiscono come in un sogno premonitore gli anni bui e difficili che la cantante dovrà affrontare (l'insuccesso, il suicidio dell'allora compagno Micheal Hutchence, la depressione).
Liriche profonde e drammatiche, musica rinnovata e matura tanto da risultare atipica e in anticipo sui tempi, la Minogue si avventura in un nuovo percorso vocale, dando libero impulso alla sua naturale estensione da mezzo soprano risultando credibile e gradevole, a discapito però della varietà del cantanto che risulta troppo simile nelle varie e differenti canzoni.
Nell'album vengono affrontate le svariate sfaccettature dell'amore: dai momenti totalizzanti e felici dello stare insieme, ai momenti di crisi profonda, fino anche ai momenti maliconico/riflessivi della fine di un rapporto.
Purtroppo "Kylie Minogue" non fu recepito e compreso da pubblico e critica e a livello di vendite fu davvero un mezzo fiasco, testimonianza del fatto che quasi sempre gli artisti rimangono vittime della propria stessa immagine. Quando si tenta di fare qualcosa di innovativo rispetto al precedente, il pubblico non reagisce quasi mai positivamente.
Ciò nonostante è da considerarsi a tutt'ora il miglior album della cantante australiana di tutta la sua carriera. Profondo, intenso, innovativo.
Sono da segnalare la drammaticissima "Confide in me", la ballata "Put yourself in my place", la sperimentale "Falling" e la struggente e malinconica "Where has the love gone?".

lunedì 16 novembre 2009

Just go ahead and do it

Ogni giorno della nostra vita lo viviamo immersi nell'enorme caos dato dal perfetto ordine di questo mondo. E per sopravvivere e a volte giustificare tale stile di vita ci ripetiamo che siamo noi a decidere e gestire le nostre vite. Anche il sconfinato campo delle relazioni interpersonali non si sottrae a questa legge fisiologica. Quando abbiamo un susseguirsi di delusioni e viviamo nella sindrome del "primo appuntamento senza un secondo" per incoraggiarci il nostro mantra diventa "Non importa, andiamo avanti". Una politica estremamente intelligente, ma che deve essere supportata anche da una coscienza e un'anima forte, e per certi versi stoica se così si può dire. Tanti di noi, purtroppo, non possiedono o hanno perso per strada tale capacità e quindi si ritrovano a non considerare più nient'altro se non la soddisfazione dei propri piaceri. Questo può anche essere giustificabile e comprensibile in quanto siamo esseri umani soggetti alle nostre stesse debolezze, ma non diventa più tollerabile quando tale scopo va ad invadere e disturbare la volontà altrui.
Ma allora è davvero un buon messaggio quello del "vai avanti e fallo"?
Come già detto prima dipende dall'uso che una persona vuole farne, dalla luminosità e trasparenza del proprio animo, dalla forza della propria coscienza, ma soprattutto dal rispetto del proprio prossimo.

giovedì 5 novembre 2009

L'album del mese: The Velvet Rope

Caratteristiche tecniche

Titolo: The Velvet Rope
Artista: Janet Jackson
Anno di pubblicazione: 1997
Produzione: Janet Jackson, Jimmy Jam, Terry Lewis
Etichetta: Virgin Records

Vorrei inaugurare questo piccolo angolo dedicato all'esperienza musicale con un album cardine della musica pop anni 90.
Dopo il periodo di infruttuoso anonimato sotto la severa produzione del padre ("Janet Jackson" '82, "Dream Street" '84) e il grande immediato successo ("Control" '86, "Rhythm Nations 1814" '89) la Jackson approda negli anni 90 con il suo più grande succeso di vendite ("Janet" '93) battendo per giunta il più famoso fratello Micheal.
Dopo la pubblicazione del suo primo greatest hits ("Design of a Decade 1986/1996" '95) la cantante si mise a lavorare con il solito fidato team Jam/Lewis alla sua successiva fatica discografica.
L'album nasce in un clima musicale estremamente variegato. Per il pop 3 furono le principali contaminazioni negli anni 90: la nascita, o meglio la rinascita del Latin Pop (Jennifer Lopez, Ricky Martin ecc.), l'influsso della black music (Mariah Carey post "Music Box", Puff Daddy ecc.) e l'evoluzione della musica dance con la creazione di stili e sotto stili.
La Jackson, derivante da uno stile funk, naturalmente abbracciò la black music, senza perdere di vista però quel sottile filo "disco-club" che ha sempre caratterizzato i suoi lavori.
Appena pubblicato, l'album ebbe subito un giudizio assolutamente positivo sia da parte dei fan sia da parte della critica e ancora oggi è considerato il capolavoro della cantante afro-americana.
"The Velvet Rope" è un album dall'estetica sonora perfetta, quasi maniacale, di altissimo livello tanto da superare la prova del tempo e che vuole penetrare nel profondo della psiche umana ed indagarne i contenuti più nascosti. Sound moderno, oscuro, sperimentale, tra il sofisticato e l'agrodolce che imprime alle liriche una forza dirompente. I testi sono manuali di psico-socio-antropologia inframmezzati da canzoni più leggere e allegre. La versatilità vocale della Jackson raggiunge la sua massima espressione passando da una voce roca ed atona, ad una limpida e serena, da drammatica ed implorante, a romantica e sognatrice nello spazio di un "Interlude" (sempre presenti negli album della cantante importanti tanto quanto le canzoni).
"The Velvet Rope" trascende il concetto di pop stesso, va oltre il prodotto usufruibile da tutti. Riesce a racchiudere dentro di se il senso commerciale, anima del pop, e riflessione personale profonda su cosa ci circonda, su dove stiamo andando, su cosa stiamo perdendo lungo la strada, ma soprattutto sulla nostra capacità (o incapacità) di amare liberamente. Si potrebbe considerare come il proseguimento, o il completamento di "Janet", nel quale la cantante conduce chi ascolta in un viaggio alla scoperta psico-sessuale del Se junghiano.
Io credo invece che vada oltre questo. La cantante traccia una perfetta carta topografica dei bisogni di una psiche collettiva che per quanto (non) si sforzi di evolvere è sempre intrappolata nei canoni del conformismo e del politically-correct. E questo la distoglie dalla propria stessa felicità, non le fa provare la gioia del vero amore, non la rende capace di amare incondizionatamente.
Noi sempre chiudiamo gli occhi e tappiamo le orecchie di fronte alle varie manifestazioni dell'amore sentendoci poi incredibilmente soli. L'Amore è l'unica via di uscita verso un mondo libero.
Sono da segnalare ovviamente le famosissime "Gone 'till it's gone" (nata da un campionamento di "Big yellow taxy" di Jony Mitchell), "Together again" (un'elegia allegra e rassicurante dedicata ai malati di Aids), ma anche la title-track "Velvet Rope" e la romanticissima e malinconica "Every time".
Vendite stellari, riconoscimenti a valanghe, l'album è stato inserito al 95° posto della classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata da Billyboard.
Come proseguire una carriera di successo dopo aver creato la perfezione? Nell'unico modo possibile: "All for you".


venerdì 23 ottobre 2009



L'eterno ritorno dell'identico

Quando finisce un rapporto con una persona i sentimenti che si proviano in quel momento hanno natura molteplice. Ci sentiamo profondamente delusi, amareggiati, infelici e proviamo persino rabbia e risentimento proprio per quella persona che ci ha fatto capire che cos'è l'amore. Proviamo a mandare avanti la nostra vita cercando di rincollare ogni pezzo al suo posto e cercando un modo per soffrire meno tante volte speriamo che lui/lei ritorni con la vera voglia di costruire qualcosa di importante. Quando questo accade quasi mai è un buon segno. Chi di noi non riesce ad intuirlo rimane sempre bloccato nella rete sentimentale della dipendenza, chi di noi invece riesce a capirlo è capace di dire no. Tante volte però, quest'ultimi, quando hanno la fortuna di incontrare un'altra persona ed iniziano a frequentarla, devono purtroppo rassegnarsi nel vedere che il proprio interlocutore è uguale non solo al cosiddetto "ex" ma anche a molte altre persone conosciute e conoscenti, e sorge in loro un ulteriore stato di malessere perchè iniziano a dubitare di poter trovare la propria rotta verso la felicità.
Ma che cosa possiamo fare contro l'eterno ritorno dell'identico?
Semplicemente continuare nel nostro cammino, cercando di imparare a seguire quell'equilibrio che esiste dentro di noi, e quando meno lo aspettiamo, qualcosa accade.

mercoledì 21 ottobre 2009

Volere l'irraggiungibile


Molti di noi nella vita puntano al massimo, semplicemente perchè ambiziosi e con grandi sogni da realizzare. E crediamo che sia una cosa giusta, perchè mettiamo noi stessi in gioco e se riusciamo ad avere un riscontro la nostra autostima di sicuro si rafforza. A volte però,quando siamo catturati all'interno del "gioco delle parti", commettiamo qualche passo falso, sia esso volontario o involontario. E quando ci capita tutto quello che faticosamente abbiamo costruito sembra perduto. Sembra appunto. Perchè fino alla fine siamo sospesi tra l'insicurezza della perdita e la speranza della vittoria. E ciò in noi provoca una reazione duplice. Da una parte ci disperiamo perchè sembra una situazione che non si risolverà mai e la tensione derivante da questo ci logora. Dall'altra però proviamo una sorte di piacere sadico perchè ci stuzzica l'idea di ciò che non è ben definito. Sono reazioni pienamente umane e il più delle volte non sappiamo se sia un bene o un male provare tali sensazioni.
Ma allora è un bene o un male battersi fino allo stremo delle forze per raggiungere l'irraggiungibile?

Credo che indipendentemente dal risultato vale la pena buttarsi in questa avventura. Ci permette di prendere coscienza dei nostri limiti e delle nostre certezze. Se poi l'essere irragiungibile si comporta da tale non dobbiamo colpevolizzarci. Proprio perchè puntiamo al massimo diamo il massimo. Per trovare la nostra felicità siamo disposti a soffrire anche un pò. Tutto quello che si da, prima o poi torna indietro.


martedì 20 ottobre 2009


Il fiore del deserto

Tutti noi nella nostra vita corriamo. Ci affrettiamo verso il nostro futuro, fatto di incertezza e di duro lavoro. Anche se siamo consapevoli del fatto che il nostro cammino è fatto anche di dolore, noi comunque lo affrontiamo sicuri di arrivare a quel "successo" che ci prefiggiamo di ottenere. Lungo in percorso però tante volte ci lamentiamo, ci sentiamo tristi perché non c'è nessuno accanto a noi che possa aiutarci nella nostra corsa. Che si tratti di una voce amica, dell'altra metà della propria anima o un entità superiore. E per questo noi soffriamo. Chi conosce, come me, il dolore derivante dalla solitudine, riconosce all'istante quel qualcuno di speciale che gli si presenta davanti agli occhi. Quello che all'inizio si chiama amico, poi diventa migliore amico ed infine fratello (o sorella che dir si voglia, i confini sono molto labili).
Quanto ci sentiamo liberi e felici nel tenere in mano il fiore del deserto?
Proviamo una gioia immensa nel sentire il profumo di questo regalo che questo arido pianeta ci offre, e ne siamo riconoscenti. Ed ogni volta che la sentiamo, quella fragranza ci da l'idea di non sentirci soli nella lunga corsa della vita. Noi non siamo soli, abbiamo il nostro fiore del deserto che ci prende per mano e che corre con noi. E quelle tre parole, sia pur abusate e scontate, sono sempre belle da dire e sentire.
Ti voglio bene.




lunedì 19 ottobre 2009

Due parole in punta di piedi

Dopo la mole imponente di citazioni che ho messo come inizio di questo viaggio virtuale, per chi ancora è vivo e non si è suicidato per la pesantezza di tali "pillole culturali" vorrei poter inquadrare il leitmotiv di questo blog.

Il tutto e il niente.

Credo che infondo non ci sia mai spazio e tempo sufficente per poter parlare davvero di qualsiasi cosa che possa destare stupore e meraviglia nelle nostre coscienze. Che sia un motivo di importanza mondiale, o una semplice sciocchezza ogni cosa ci aiuta a dare un senso al nostro agire.

Spero di poter accompagnarvi e accompagnarmi in un viaggio interessante e piacevole.
Parola d'ordine: Streben.

mercoledì 14 ottobre 2009

Prologo

"E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce"
Giovanni, III, 19

" Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una grande passione, e da un languor mortale. [...] La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno di averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. [...] Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Nè la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza. [...] Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però di insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno nè disprezzo - no! - disse: - non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete -. Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto tese. Poi continuò: - promettetemi di non levarle un filo d'intorno, ne di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così -. Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affacendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: - addio Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri -. Poi voltatasi al monatto, - voi, - disse, - passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola -. Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finchè il carro non si mosse, finchè lo potè vedere; poi disparve. E che altro potè fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato. - O Signore! - esclamò Renzo: - esauditela! tiratela a voi, lei e la sua creaturina: hanno patito abbastanza! hanno patito abbastanza! -"
Alessandro Manzoni "I promessi sposi" Cap XXXIV versi 105-154



"Tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo.

Molte cose pesanti vi sono per lo spirito, lo spirito forte e paziente nel quale abita la venerazione: la sua forza anela verso le cose pesanti, più difficili da portare.

Che cosa è più gravoso? domanda lo spirito paziente e piega le ginocchia, come il cammello, e vuol essere ben caricato.

Qual è la cosa più gravosa da portare, eroi? così chiede lo spirito paziente, affinchè io la prenda su di me e possa rallegrarmi della mia robustezza.

Non è forse questo: umiliarsi per far male alla propria alterigia? Far rilucere la propria follia per deridere la propria saggezza? [...]

Tutte queste cose, le più gravose da portare, lo spirito paziente prende su di sè: come il cammello che corre in fretta nel deserto sotto il suo carico, così corre anche lui nel deserto.

Ma là dove il deserto è più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà ed essere signore nel proprio deserto.
Qui cerca il suo ultimo signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio vuol egli evitare, con il grande drago vuol egli combattere per la grande vittoria.
Chi è il grande drago, che lo spirito non vuol più chiamare signore e dio? "Tu devi" si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice "Io voglio". [...]
Fratelli, perchè il leone è necessario allo spirito? Perchè non basta la bestia da soma, che a tutto rinuncia ed è piena di venerazione?
Creare valori nuovi - di ciò il leone non è ancora capace: ma crearsi la libertà per una nuova creazione - di questo è capace il leone.
Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere: per questo, fratelli, è neccessario il leone. [...]
Ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone è in grado di fare? Perchè il leone rapace deve anche diventare fanciullo?
Innocenza è fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota rotante da sola, un primo moto, un sacro dire si.
Si, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sè il suo mondo. [...]
Così parlò Zarathustra. Allora egli soggiornava nella città che è chiamata Vacca Pezzata."
Friedrich Nietzsche "Così parlò Zarathustra" Delle tre metamorfosi


"Senza paura e senza tenebre, con la vita e la luce, avanti nell'amore infinito."

Federico Peruffo